“Per arrivare a timbrare il cartellino d’entrata alle 8 e 30 precise, Fantozzi, sedici anni fa…”: chi non ci si è mai immedesimato? I tempi però cambiano.

La pandemia ha accelerato un processo già in corso e sono molte, ormai, le aziende che hanno detto basta alle timbrature. Non importa più dove, quanto e quando si lavora: conta solo il risultato. Una rivoluzione copernicana.

In ordine di tempo, sono due case farmaceutiche, Chiesi Group e Bayer, le ultime ad aver fatto notizia per aver introdotto contratti integrativi che prevedono l’eliminazione del cartellino per tutti i loro (numerosi) dipendenti.

Si tratta in entrambi di casi di decisioni che si inseriscono in più ampi progetti di welfare aziendale che parlano di incentivi, di agevolazioni per l’acquisto di strumentazione utile allo smartworking, di attenzione al work-life balance e in generale di people management.

Lavorare da remoto, dice Giacomo Mazzariello, Chief HR Officer di Chiesi, permetterà all’azienda di attrarre talenti ovunque essi abitino.

Il “next normal”, dunque, è una soluzione win-win che porta benefici a tutti ma che deve ancora superare numerosissime resistenze culturali.



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